Sono in vetta e guardo oltre le nuvole che stringono la cima. Chiudo gli occhi per sentire meglio il vento che taglia la montagna e asciuga il mio sudore.
Li apro mentre due ragazzi si abbracciano; mi vorrei unire a loro ma decido per un auto pat-pat sulla spalla.
Chiudo gli occhi e assaporo il gusto della fatica con un mezzo sorriso, l’altra metà lo ruba una fitta al ginocchio distogliendomi dalla pienezza dell’attimo.
Li riapro e lego le mani in un nodo, mentre il grigio avvolge tutt’intorno. Il Monte Cinto è una calamita di nuvole e la mia testa riesce a stare spesso tra loro, luogo dell’immaginazione che rimugina ed espande la visuale. Si apre uno squarcio di azzurro, palesando uno stralcio di costa e una chiazza mare. Dobbiamo andare la! – indica col dito uno dei due ragazzi. Io dove devo andare bene non so ma ancora non ci penso.
Richiudo gli occhi amplificando il rumore dei gracchi sentinelle di cime.
Li riapro e una nuvola di grigio pennella ancora ogni cosa.
Sospiro, scendo.
Una risposta
…. È un piacere leggerti… Sembra di esserti accanto e provare le tue emozioni…