Andrea è seduta in un caffetteria del centro, in attesa del suo caffè lungo che berrà amaro e di una fetta di torta alle mele. Come in un acquario umano, guarda i banchi di persone volteggiare nel marasma della via, verso mari più o meno profondi, più o meno salati. Aveva letto che le sardine si raggruppano a migliaia, forse milioni, formando sciami compatti in grado di intimorire i pesci più grossi. Con lo sguardo da Pulcinella di mare, osserva appollaiata sullo sgabello i banchi di persone nuotare a passo lungo, seguendo le correnti delle vie del centro. Dopo averne pescata una con lo sguardo ne tira a riva ogni dettaglio, ogni particolare o minimo atteggiamento che le permetta di volare un poco con l’immaginazione, fuori dalla bassa marea delle sue giornate. Abbocca una ragazza appoggiata al muro della via immersa in una cartina in bianco e nero della città. Le lentiggini sono lenticchie della fortuna ed i papaveri alti alti alti ondeggiano sulla gonna lunga lunga lunga fino alle ginocchia. E’ una Pettinessa di mare che sfrega le squame contro il fondale – I pesci soffrono il prurito? – Pensa Andrea grattandosi una caviglia.
– Il suo caffè lungo e la torta alle mele, sono €8.50 – Mele Bio da Plutone immagino – Risponde Andrea sarcastica rovistando nel portafoglio asciutto come uno stoccafisso, intenta a sbrigare in fretta le pratiche burocratiche del caffè per continuare la pesca nell’acquario in centro. È l’ora buona quella del tramonto.
Un pesce blue jeans esce dal banco e si appoggia al muro, infila le mani nelle tasche e rovista in cerca di qualcosa che non trova o sa di non avere. La pelle olivastra da aperitivi lunghi s’intona con la giacca Levi’s di jeans, pescata la mattina stessa dalla sedia davanti al letto, scoglio delle cose sporche ma neanche troppo da finire nel girone della lavatrice. Il corpo ondeggia indifferente e lo sugardo si posa su due occhi struccati a forma di saturno, intenti a decifrare una cartina in bianco e nero – Non può essere che un’Occhiata. Sussurra sorridendo Andrea sorseggiando il suo caffè sempre meno lungo ma ugualmente amaro. I due pesci bisbigliano qualcosa, si guardano attorno per poi rituffarsi insieme nel banco dal quale si erano separati. Andrea li segue con lo sguardo fin dove può, tirandosi in piedi sullo sgabello e appiccicando il naso al vetro che gronda di gocce d’acqua. Appena prima di vederli infilarsi in un vicolo d’acqua calma nota la Pettinessa arrossire più di quanto già non lo fosse e l’Occhiata dimenticare di sbattere le palpebre per qualche istante. Chiudono gli occhi i pesci, per accucciarsi dentro ad un pensiero? Con quali orecchie sentono quel che provano? Forse non piangono nemmeno e anche se lo facessero nessuno se ne accorgerebbe, vanificandone lo sforzo. E’ la tristezza dei pesci a rendere il mare un po’ meno salato di quel che è.
– Possibile che non piangano mai? – bisbiglia fra sè e sè Andrea cercando altre prede da tirare a riva con il suo sguardo arpione. – Solo quelli Martello. E solo quando sbagliano mira. – le risponde sorridendo il cameriere dei caffè amari e dei conti salati, porgendole un’altra fetta di torta alle mele bio da Plutone.