La notte giusta

Appesi ai muri bianchi, decine di disegni colorano la sala d’ingresso. Il nero lenzuolo della sera copre Oulx in pieno pomeriggio, spegnendo la poca neve sulle cime e accendendo le gialle luci del rifugio Massi. Amir é solo nella stanza dei disegni; avrà ventidue – ventitré anni e neri capelli crespi che fanno da nuvole torbe a due stelle nere e un viso grigio.

Davanti al mappamondo appeso, ondeggia come una barca legata al molo. Sono le sette di sera e dice di voler andare a Torino, per poi raggiungere Ginevra, da qui Parigi e poi Londra. – Ma se vengo respinto posso tornare qui? – Chiede in un raro inglese. – Certo che si. – Rispondo con la certezza di chi é al rifugio da ben venti minuti. – Di dove sei? – Chiedo. Amir indica sulla cartina un angolo di mondo che gli occhi della mia memoria vedono polveroso e le orecchie sentono sottovoce il nome di Cecilia Sala. – Resta qui stanotte e domani mattina provi a valicare il confine da Claviere. – Propongo. – Un mio amico ha detto che questa notte è la notte giusta! – Dice guardandomi senza sbattere gli occhi in cerca di conferme dai miei, che invece devo stropicciarsi per capire meglio.

Torno con lo sguardo sulla cartina appesa e punto gli occhi sull’Iran, al confine con la mia ignoranza che sembra essere la nazione più ampia. Turchia, Bulgaria, Serbia, Bosnia e Herzegovina, Croazia, Slovenia, Italia, Piemonte, Val di Susa, Oulx. Traccio con l’indice il percorso che lo ha portato qui, rendendomi conto di non avere abbastanza immaginazione per comprendere davvero cosa significhi.

Squilla il telefono e Amir risponde trafelato. Io riguardo il mappamondo e i colori di ogni nazione, ognuno dentro i propri precisi confini, dipinti senza uscire dai bordi. Tutto é ordinato sulla cartina a cui Amir si é aggrappato come una nave al porto, chiedendo rassicurazioni ondeggiando un poco. Io di sicuro ho quasi nulla e riesco solo ad ondeggiare con lui. Fuori le stelle non rotolano via dal lenzuolo della sera e riusciamo ad osservarle per ritrovarci, se solo non fossimo noi a doverci muovere per , , o rotolare altrove.

Amir ondeggia al rifugio Massi di Oulx. Viene dall’Iran e in testa ha una nuvola di capelli neri, la faccia grigia e non più di ventitré anni sulle spalle strette. Vuole andare a Londra passando per Ginevra e Parigi. Sono le 19.30 e ha deciso di fare cosi la vigilia di Capodanno perché un suo amico gli ha detto al telefono che questa notte é la notte giusta. A fermarlo, non saranno certo i colori di un mappamondo dipinti senza uscire dai bordi.

3 Responses

  1. Grazie per aver condiviso con noi questo delicato incontro , ma soprattutto per averci fatto conoscere una realtà sconosciuta ai più.
    Chissà che ha un senso dire buon anno forse è meglio buona vita.

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